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lauragiudici0

Plenilunio in Vergine | 18.03.2022

Aggiornamento: 14 lug



Da un paio di settimane a questa parte la mia casa si è aperta ad un viavai di persone: oltre ad Andrea, due amiche a pranzo, una coppia di amici a cena, le mie cugine, un gruppetto di 5 che ho invitato per un tè domenicale … altre amiche ‘astrologiche’ arriveranno da me il giorno dell’Equinozio. Ho avuto la sensazione di aver ripreso a vivere, nonostante tutto. Ho anche deciso che quell’idea che mi venne in auto, tornando dall’ufficio, più di un anno fa, di realizzare il mio primo seminario di approfondimento astrologico… si farà, a maggio, nel mese delle rose. Non importa come, dove, con chi, si farà. Il titolo è: ‘Venere, godere di quello che sei’.

Venere, la dea della Bellezza, del Valore, del Piacere sta aprendo un piccolo spiraglio in me, la fessura di una porta rimasta chiusa per molto tempo. Dietro quella porta ci sono io, sono lì, sul mio divano, paralizzata, da mesi, con la testa nel telefono, avida di buone notizie e con una morsa allo stomaco…



E’ strano, qualche giorno fa è successo qualcosa … le orchidee di casa rifiorite, il desiderio di cucinare per qualcuno, la luce che guadagna terreno… e i messaggi angelici che arrivano da certe creature, fortunatamente capitate nella mia vita.


Come ad esempio la mia amica D che arriva, ogni volta preziosa e puntuale, come un’ape laboriosa, ad impollinare il suo fiore.


D. “Buongiorno, come stai?”


L. “Mia dolce, sto bene.. ieri ho fatto dolci e cibo come se non ci fosse un domani.. che forse non c’è! Ahahahahaha passo da momenti di frustra-disperazione a momenti di ‘presente’ .. è tutto bizzarro, ma sono qui e ti voglio un gran bene”.


D. “Benissimo! Io semino fiducia ovunque vado… Non so cosa mi stia succedendo, ma le persone che incontro mi parlano e io rispondo.. Ho fatto vasi di argilla x una settimana nella pausa della potatura… scrivo come se non ci fosse un domani … ma un domani ci sarà perché si fa oggi … lo facciamo insieme stando nel presente te compresa...”


Ecco, torno in vita grazie a piccole cose: un messaggio, una telefonata, prendermi cura delle piante di casa, osservare un fiore sbocciato, studiare, pensare, fare i biscotti, andare a trovare i miei genitori, accogliere qualcuno in casa, fare una passeggiata nel parco, fare visita al cerchio dei sette cedri, stare nel silenzio. 

Tutto questo ‘piccolo e quotidiano’ che vi sto raccontando esprime la ricchezza e la qualità del ‘fare’ vergineo (ho la Venere in Vergine nel tema di nascita).


Il Plenilunio in Vergine del 18 marzo, alle ore 8.17, porta al culmine luminoso il ciclo lunare iniziato il 2 marzo e prepara, due giorni dopo, il 20 marzo, al raggiungimento di uno dei due punti di equilibrio del ciclo terreste: l’Equinozio di Primavera. Da questo momento la luce fa uno sprint in avanti: è l’inizio dell’anno zodiacale, quando il Sole entra in Ariete. Il bisogno di ‘fare ordine in questo CAOS’ è intimo, nascosto e obbedisce alla necessità di ritrovare un ritmo quotidiano sano, fatto di piccole certezze e di dettagli a cui aggrapparsi

La Luna, simbolo dell’irrazionale, del sogno, ma anche del sentirsi al sicuro, reagisce sempre per portarci là, dove la nostra Anima può vivere. Ora, in reazione ad una valanga di energie che ci travolgono senza controllo (Sole, Nettuno, Giove e Mercurio nei Pesci) che ci fanno sentire la vertigine del vuoto sotto i piedi, la Luna, laggiù, dal segno della Vergine, sembra voler bilanciare la perdita di punti di riferimento con una potente reazione conservatrice, prudente, fatta di piccole ritualità domestiche


Come Estia, la dea del focolare, l’archetipo Vergine non si avventura nell’esplorazione di luoghi selvaggi (come Artemide) né fonda città (come Atena), poichè il suo terreno d’azione è più circoscritto, tuttavia, in comune con le altre, ha L’INTEGRITA’, il fatto di essere COMPLETA, in SE STESSA, con una capacità di concentrarsi su quanto la interessa. Se quello del Plenilunio fosse il tema di una persona, potrebbe essere quello della protagonista de ‘Le regole del Caos’ (mi sorprendo ogni volta delle magiche corrispondenze non pensate che arrivano dal titolo!) uno dei miei film preferiti in cui Kate Winslet veste i panni di Sabine De Barra, giardiniera cha affianca l’architetto del paesaggio francese André Le Nôtre, al servizio del Re Sole, per dare vita ai giardini di Versailles, al tempo zona paludosa e inospitale.


Una donna concreta, dalla bellezza sincera, naturale, solida, accogliente, terrena (Ascendente Toro) con un che di ribelle nella postura (vedi il sopracciglio alzato dal rivoluzionario Urano sull’ascendente). La Luna in Vergine e in 6a casa, amplifica le qualità di questo tipo di femminile (la Luna nel tema di una donna è il femminile ideale) un’energia di terra che nutre la capacità di realizzarsi concretamente nell’ambito del lavoro. Vergine è il lavoro quotidiano, tecnico, controllato che si fa con amor di precisione, con criterio e possibilmente con le MANI, la Vergine ama ‘sporcarsi le mani’, il lavoro ‘umile’ non la spaventa poichè lei stessa E’ L’INCARNAZIONE dell’UMILTA’.


La nostra Sabine/Plenilunio, è perfetta poichè di mestiere fa la giardiniera (il giardinaggio è Vergine) ma non è un’operaia qualsiasi, bensì una paesaggista, responsabile di un ambizioso progetto alla corte del Re (il trigono di Plutone dal Capricorno in 10a casa, dà un grande potere di realizzazione a questa Luna). Sabine, nonostante la sua indole verginea non ama l’eccesso di simmetria, saranno forse i quattro pianeti nei Pesci, e il Sole congiunto a Nettuno in 12a casa a farne un’anima sensibilissima, immaginativa, creativa, fuori dagli schemi, empatica, e … sofferente (Pesci e 12a casa è anche un destino temprato dalle grandi prove della vita) e infatti nella storia si scopre che dietro la donna ostinatamente dedicata al lavoro, si nasconde la tragedia della perdita della figlia piccola, morta in un incidente in carrozza con il padre. Ecco che la concentrazione estrema sul lavoro sembra essere l’unico modo per contenere un dolore immenso e intollerabile, per salvarsi dall’onda anomala del proprio mondo emotivo. 


L’ansia, generata dal terrore della fine (Vergine), è stata spazzata via nell’attimo dell’evento tragico, incontrollabile, definitivo, violento, sacrificale (Pesci). Da un lato è spaventoso, orribile e toglie letteralmente il fiato, dall’altro, è la vita che ci si para di fronte,

è l’inevitabile dissoluzione di tutto ciò che si è aggregato: funziona così, NULLA RIMANE PER SEMPRE. L’immagine dell’acqua che dirompe con violenza è il simbolo della rottura degli argini emotivi, che molti di noi faticano a lasciar cadere. Non è un caso che, verso la fine del film, ad un passo dalla sua realizzazione, il cantiere/giardino venga distrutto dalla potenza dell’acqua, provocata dalla manomissione dolosa dell’impianto d’irrigazione.


L’amore, nel frattempo divampato tra lei e il maestro Le Nôtre, ha riaperto la ferita del ricordo, ma le ha permesso di tornare finalmente in contatto con la forza e la ricchezza delle sue emozioni compresse. L’acqua/sentimento/caos esplode, rompendo gli argini del controllo, per farci mollare le difese che ci hanno permesso sì di sopravvivere, ma hanno anche anestetizzato e bloccato il flusso della Vita, che non sempre va come ‘da progetto’. Il giardino può essere devastato dalla forza dell’acqua straripata (Pesci), possiamo fermarci e osservare che non abbiamo potuto nulla per evitarlo, ma poi? Ripartire ogni volta, dalle macerie, ricominciando a fare ordine (Vergine) dal disordine è l’unica possibilità, poichè come dice saggiamente l’ amica D: “Un domani ci sarà, perchè si fa oggi”.


Buon Plenilunio

Laura Giudici


Un film con il Plenilunio


In questa scena, Sabine si imbatte nel Re, Luigi XIV scambiandolo per il giardiniere de La Quintinie. Il Re, rifugiatosi nella tranquillità del vivaio, ha da poco perso la moglie e sente il bisogno di togliersi i pesanti panni che il suo ruolo gli impone. Al riparo dalle regole di corte, cerca, nella solitudine, il contatto con il suo dolore. L’incontro casuale con questa donna, umile e sincera è un balsamo per la sua fragilità. Passeranno il pomeriggio a lavorare con le piante, il Re Sole come un qualsiasi apprendista del mestiere. 

La pace che troviamo nelle piccole faccende, nel ritmo di un’occupazione quotidiana, può essere l’unico modo di contenere il dolore quando è senza con-fine, quando è ‘troppo’ per essere sopportato.


Non si tratta di negare l’immensità della sofferenza che stravolge in certi momenti della vita, ma di saperla ammansire, trovando il conforto della semplicità, anche quando ci troviamo nel Caos.






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