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lauragiudici0

Vocazione, la chiamata della voce interiore.

Stamane mi sveglio e, colma di sensazioni, intuizioni ed emozioni a cui non riesco a dare una collocazione precisa, sento che devo, voglio creare qualcosa, mettendo insieme parole ed immagini che possano EVOCARE, INVOCARE il potere che ognuno ha dentro di sé, ovvero quel flusso, pronto ad esplodere gioiosamente, quando si affaccia alla percezione e senti ... che sei pronta ad afferrarlo, ma subito sfugge… rimane lì, non va lontano, rimane accanto, ma non sai come cavalcarlo … forse perché chiede una FIDUCIA VERA, un tuffo, una perdita totale dei confini dello spazio, ma soprattutto del tempo…

Visione di Ildegarda di Bingen. L'Uomo Universale, dal Liber Divinorum Operum, folio 9, XIII secolo

Ecco sovrapporsi dentro di me immagini, ricordi e brani, come quello che riporterò qui sotto. Sono ami di verità nascoste eppure lì, da sempre, eterne, incorruttibili, indistruttibili.

Oggi voglio creare liberamente mettendo insieme ‘cose’ che non so se stanno insieme, ma mi fido.


Estratto dal libro di Liz Greene – Il rapporto tra fato, transiti e tema natale.


Ho la sensazione che tutte le sincere vocazioni abbiano intorno a sé, in ombra e spesso non in vista, una figura mitica o archetipica, in sé e per sé affascinante e coinvolgente, benché non inconscia, che in qualche modo è simbolo del significato della vocazione stessa, ovvero di quanto essa sia ‘giusta’.


Per dirla in altre parole: l’immaginazione umana formula queste figure spontaneamente come mezzo per attivare una qualche misteriosa sacralità o numinosità circa una specifica funzione della vita che l’intelletto umano non è in grado di comprendere in pieno.

Jung riteneva che queste figure fossero immagini archetipiche, percezioni di schematismi umani innati o di dinamiche ordinatrici, la cui fonte resta un mistero e la cui percezione racchiude un senso del divino.


Le stagioni dal Liber Divinorum Operum, XIII secolo. Visione di Ildegarda di Bingen

Prendiamo ad esempio il medico. Possiamo sapere perfettamente che è fallibile, che ha l’abitudine di non rispondere al telefono durante i fine settimana, che si sovraccarica di appuntamenti (se svolge l’attività privata), che anche lui si ammala, che non può curare chi sia incurabile. Eppure, quando siamo impauriti al riguardo di una malattia entriamo in risonanza non con lo specifico medico, bensì con lo Sciamano, con il Sacerdote-Guaritore, con lo zoppo Asclepio che ha ricevuto la propria saggezza dagli dèi ed è anche lui un dio e che è il divino sacerdote di fronte ai pianti disperati sia del corpo che dell’anima.


È stato ipotizzato sia da Jung che da altri, che il Guaritore sia una figura interiore, che possiamo incontrare nei sogni e che incarna quel profondo mistero della psiche e la capacità del corpo di guarire se stesso. Ma noi non ragioniamo in termini di figure archetipiche interiori: noi alziamo il telefono e chiamiamo il medico. Quel giovanotto dall’aria quasi indifferente, laureatosi da poco e a fatica, con un matrimonio disastrato e figli trascurati ed una miriade di problemi sessuali, finanziari e affettivi non è il volto che noi vediamo quando siamo nel suo studio: ma una figura sorridente, forte, capace di ridare speranza a chi è disperato, e che invita alla calma accettazione anche di una morte imminente.

Il medico bravo conosce anche quell’altro Medico e sa bene che la guarigione, in molti casi, dipende dall’immaginazione costellata; diversamente il paziente non migliorerà, malgrado le capacità tecniche e la preparazione del medico.

Il Medico Interiore e quello esteriore collaborano quindi strettamente: anche se nessuno in particolare è il più bravo: Se non trasmettiamo ai nostri medici questa verità divinamente o archetipicamente, ispirata, è probabile che non ricorreranno mai a loro, salvo che in caso di fratture o di piccoli inconvenienti della vita di ogni giorno.

E il medico come tale? È pur vero che può conseguire un buon livello di guadagni in America, così come in Inghilterra se riesce ad aprire uno studio di medicina orientale in Harley Street; e che consegue anche quello status sociale che la sua specializzazione gli offre, nonché un posto nella società ed una sensazione di sicurezza nella ‘struttura’ dei suoi colleghi. Ma gli standard morali, nonché quelli tecnici della professione medica sono impegnativi fino all’eccesso e non è piacevole aver a che fare ogni giorno con tessuti necrotici, malattie e morte; per non dir poi di ciò che il Principe di Galles, nella sua prolusione all’Associazione Medica Britannica, definì come “lo spirito ferito che giunge… con la sua anima malata camuffato da affezione del corpo”.


Quale giustificazione potrebbe offrire il medico a quest’anima malata, quando alla fine si confronterà con lei, se non ci fosse qualche Altro a celarsi dietro la sua spesso sincera, ma spesso insufficiente dedizione e dietro il suo desiderio di aiutare, che lo si chiami compassione o integrità o servizio, oppure esigenza di vivere una vita che abbia un significato? (…)

Visione di Ildegarda di Bingen. L'Universo, miniatura dallo Scivias (1165 circa)

Tutta la conoscenza scientifica del mondo non cancellerà quella che vi era stata fin dai primordi, più antica del più antico degli dèi. Anche la scienza porta con sé un bagaglio mitico che esercita un potere numinoso; diversamente, noi astrologi non subiremmo tante intimidazioni da parte di essa, né la comunità scientifica sarebbe tanto pronta ad usare la parola come se fosse una verità religiosa al cui riguardo ogni dubbio costituisca eresia.


(…) I miti, come Jung ebbe modo di di precisare, non senza fatica sono gli schemi eterni dell’animo umano.

Essi sono vivi e vitali nei nostri sogni, nelle nostre fantasie, nei nostri amori e nel nostro odio, nella struttura delle nostre vite e non lo sono di meno nello studio dell’astrologo più bravo, cioè laddove l’astrologo abbia una certa sensibilità nei confronti della psiche, muta e invisibile com’è può percepire le bianche vesti di Cloto, Colei che fila, di Lachesi, Colei che misura e di Atropo, Colei che taglia, aleggiare attorno al grafico zodiacale".




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